Training vs Development
Mike Myatt lancia un sasso pesante nello stagno dal suo blog su N2growth.
Già il titolo rende l’idea: “Training Isn’t Dead – But it Should Be“.
Si parla, in particolare, di formazione sulla leadership. Secondo Myatt qualsiasi azione formativa dovrebbe lasciare spazio ad azioni che abbiano come obiettivo lo sviluppo.
Questo perché:
- Il training si focalizza sul presente – Lo sviluppo su futuro
- Il training si focalizza sulla tecnica – Lo sviluppo sul talento
- Il training aderisce a degli standard – Lo sviluppo si focalizza sulla massimizzazione del potenziale
- Il training si focalizza sul mantenimento – Lo sviluppo sulla crescita
- Il training si focalizza sulle regole – Lo sviluppo sulla persona
- Il training indottrina – Lo sviluppo educa
- Il training matiene lo status quo – Lo sviluppo catalizza l’innovazione
- Il training soffoca la cultura – Lo sviluppo la arricchisce
- Il training incoraggia il conformismo – Lo sviluppo pone l’enfasi sulla performance
- Il training si focalizza sull’efficienza – Lo sviluppo sull’efficacia
- Il training si focalizza sui problemi – Lo sviluppo sulle soluzioni
- Il training si focalizza sulle linee di riporto – Lo sviluppo espande l’influenza
- Il training è meccanico – Lo sviluppo intellettuale
- Il training si focalizza sul conosciuto – Lo sviluppo esplora lo sconosciuto
- Il training è finito – Lo sviluppo infinito
Elenco interessante. Magari, prima che per creare una contrapposizione, per fornire input per fare un buon training, o, per lo meno, per evitare gli errori più grossolani.
P.S. Nello stesso articolo si dice che negli USA più del 25% dei 60 miliardi di dollari investiti nel training sono appannaggio della formazione sulla leadership…
Non so quanto questo dato sia affidabile, senz’altro sorprendente!
Ciao Luca
Sempre stimolanti i tuoi post. Grazie!
In questo trovo però che l’autore si riferisca forse ad un confronto tra training e sviluppo riferiti ad un ambito “chiuso”.
Mi vine da pensare che il principio su cui si basa la formazione sia proprio quello della contaminazione tra mondi che, attraverso lo sviluppo che svolgono al proprio interno, porti a confrontare nuove esperienze e, quindi, a crescere.
Non ti sembra?
Mario
Grazie Mario.
In effetti, la sensazione che ho avuto anch’io è che l’approccio sia un tantino “tautologico”.
Se definisci la formazione come frontale, indottrinante (si dice così?), meccanica, eccetera, allora si ha buon gioco a proporre il concetto di sviluppo come il suo contrario.
In questo senso, credo che il pensiero dell’autore, invece che per contrapposizione, dovrebbe essere inteso come stimolo al superamento dei limiti della formazione stessa.