Rane, pipistrelli e organizzazioni

Proseguo la riflessione iniziata con il post precedente sul rapporto tra formazione/sviluppo delle risorse umane e competitività.
Ho cercato di rispondere alle domande relative a quale sia la fenomenologia di questo rapporto.
Oggi vorrei condividere alcune idee su quale tipo di formazione e quali obiettivi di sviluppo delle risorse umane siano i più adatti a questo momento storico.
Parto da una metafora costruita da Robert Dilts, Julian Russell ed Anne Deering nel loro libro Alpha Leadership.

Rane o pipistrelli?

I tre autori partono dalla descrizione del comportamento delle rane e dei pipistrelli per descrivere due diversi approcci alla realtà e al cambiamento.

    “Mettete una rana in un vaso di vetro con alcune mosche, e morirà di fame.
    La rana non riesce a vedere la carne fresca che la circonda, perché il suo intero sistema sensoriale non è stato “progettato” per individuare oggetti immobili.
    Le rane vedono prede e predatori per mezzo di quattro sensori. Uno individua il contrasto tra il corpo di un oggetto e lo sfondo, un altro percepisce la forma arrotondata dell’oggetto, un terzo individua il movimento di forme arrotondate e un quarto percepisce i cambiamenti nella luce ambientale causati dai movimenti di prede e predatori.

    Una volta che queste informazioni sono state acquisite, un circuito di riconoscimento dello schema mette assieme i quattro tipi di segnali – contrasto, forma, movimento, luce, e … blip! La rana riconosce l’oggetto come commestibile o pericoloso, e lo afferra per mangiarlo o salta per mettersi al sicuro. Il punto è che ogni tipo di sensore gioca un ruolo fondamentale nell’individuazione dell’insetto. Oggetti immobili, arrotondati, come le mosche morte, non vengono calcolati”.

I pipistrelli, invece, presentano un comportamento molto diverso:

    Nel suo libro The Blind Watchmaker, l’evoluzionista Richard Dawkins afferma che il sistema sensoriale ad ultrasuoni di un pipistrello realizza “performance di individuazione e di navigazione che lascerebbero senza parole un ingegnere”.

    Quando il pipistrello si muove a velocità moderata, è soddisfatto di una visione a bassa frequenza, stroboscopica, del suo ambiente, ed aggiorna la sua immagine del mondo notturno con dieci pulsazioni al secondo. Quando individua prede, avversari o ostacoli, d’altronde, la frequenza del sonar aumenta istantaneamente a 200 pulsazioni al secondo – due volte la velocità alla quale tremolano le luci fluorescenti.

    Una difficoltà tecnica dei sistemi eco è che l’eco è molto più debole rispetto al segnale originale. Se il sistema deve operare su una qualsiasi distanza, pertanto, il suo trasmettitore (voce) deve esser molto potente e i suoi ricevitori (orecchie) devono essere molto sensibili. Ma voci potenti danneggiano orecchie sensibili.
    La soluzione è “spegnere” le orecchie durante la trasmissione, e “riaccenderle” in tempo per l’eco.
    Alcuni pipistrelli “spengono” e “riaccendono” le orecchie cinquanta volte al secondo.

 Per dirlo in maniera sintetica, le rane riconoscono degli schemi, mentre i pipistrelli sono in grado di elaborare dei segnali.

Perché dovremmo occuparci delle differenze tra questi due animali in ottica di formazione e sviluppo delle risorse umane?

Credo che la lezione che ci giunge da questa congiuntura particolarmente dura sia proprio questa: il grande valore di quella sorta di “sistema sensoriale” che, nelle organizzazioni più dinamiche e reattive anche in questa situazione, è in grado di sorvegliare proattivamente ogni area del business. Questosistema è fondamentale perché qualsiasi novità può essere un segnale che richiede una reazione rapida, e le nuove tecnologie hanno abbreviato i tempi di risposta.

Un progetto di formazione e di sviluppo delle persone in un’organizzazione, credo, dovrebbe puntare proprio a questo: a diffondere a tutti i livelli la capacità di elaborare dei segnali (come fanno i pipistrelli) piuttosto che di riconoscere degli schemi (come le rane).
Perché gli schemi che rimangono uguali nel tempo sono merce sempre più rara…

Certo, una cosa è conoscere il bisogno di un sistema di questo tipo, un’altra è progettarne uno.
E qui il lavoro da fare è, mi pare, ancora parecchio.

Come sempre, opinioni, stimoli (e provocazioni) sono i benvenuti…

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