Leader e manager come gli atleti
Su HBR Italia, un articolo di Graham Jones, psicologo dello sport, che traccia un parallelismo tra le caratteristiche che fanno di un atleta un campione e le capacità richieste ad un leader o ad un manager.
Ecco l’elenco di queste caratteristiche:
- La capacità di gestire situazioni con un elevato grado di stress e pressione, che significa:
- concentrarsi sulla propria capacità di eccellere
- disporre di un mix equilibrato tra focus interno e capacità di autogestione
- alternare l’impegno nell’ambito delle diverse attività
- La capacità di concentrarsi sul lungo termine, che dà la forza di superare una sconfitta o una crisi
- La capacità di sfruttare la competizione per trarne il maggior stimolo possibile
- La capacità di reinventarsi continuamente, pretendendo feedback onesti e implacabili
- La capacità di festeggiare le vittorie, e quindi di trovare le energie per obiettivi ancora più ambiziosi
- La capacità di coltivare la volontà di vincere in ogni momento
Leggendo questa lista, mi sento molto debole sul primo punto: non amo la pressione… secondo Jones, però, è una cosa che si può imparare.
Sarà vero?
Anche io non amo la pressione, e penso che sia un mio limite.
Sarebbe interessante qualche dritta per imparare a gestirla al meglio? Sopratutto per chi non ha il tempo di seguire dei corsi di coaching…
In effetti, il tema è interessante.
Nei prossimi giorni mi guardo un po’ attorno e, magari, ne scrivo.
Grazie per il suggerimento!
state parlando delle situazioni ADRENALINICHE
questa non l’ho letta sui sacri libri, l’ho vissuta per 4 anni della mia vita
acceleratore aziendale a tavoletta, obiettivi di sviluppo a 2 cifre, fare in 1 mese quello che altri farebbero in 6 o in 12.
in questi contesti le procedure sono volutamente leggere o assenti, il tuo lavoro e’ maledettamente complesso e devi stare con l’occhio attento a governare il processo e i collaboratori su molti fronti contemporaneamente.
gli operativi scoppiano, i manager entrano in uno stato di appagamento notevole dovuto all’abuso di leadership.
sempre che tu sopravviva, dopo un po’ a me e ad altri colleghi sono venuti vari malanni fisici.
secondo il mio parere, in queste situazioni il coaching non riesce ad essere efficace, o sei gia’ preparato ed esperienzato, o soccombi sotto il corso degli eventi.
… anche perché queste che descrivi in genere sono situazioni in cui non c’è tempo per il coaching.
Quindi, nel momento in cui ti ci trovi in mezzo, o sei già attrezzato ad affrontarle, oppure diventa molto difficile riuscire a mantenere l’equilibrio. La domanda è: attrezzati ci si nasce, oppure c’è modo per diventarlo?
Il mondo sportivo non è tanto diverso da quello aziendale.Ho avuto modo di seguire un corso di Gian Paolo Montali sull’argomento. Inizialmente ero molto scettico, ma dopo poco mi sono dovuto ricredere: sport e azienda hanno diversi parallelismi. Sarà che tanti AD parlano uno “slang” sportivo o sarà che le società di calcio sono delle “aziende”.Probabilmente nello sport il fattore tempo e meno imprevedibile che in azienda, ma credo che sia necessario pensare al tempo come amico e non fonte di stress, lo definirei uno stimolo una motivazione.Per gestire la pressione ritengo che sia necessaria più l’organizzazione che il coaching…ho un po di PNL.
Grazie Gianluca.
Tra qualche giorno assisterò ad una testimonianza proprio in questo senso, poi ne scriverò.
Una sola nota, in ottica formativa, a cui non si pensa spesso.
In realtà, costruendo un parallelismo come questo, si può ragionare non soltanto in termini di similitudine (quali i punti in comune tra sport e management?) ma anche in termini di differenza (quali i punti di diversità?)
Entrambi gli approcci possono portare considerazioni interessanti.