Mapping

Il 22 aprile scorso ho tenuto una lezione di Proacademy sul Mapping; sulla possibilità, cioè, di rappresentare idee e progetti in una struttura che non sia semplicemente quella lineare che il nostro modo di scrivere e rappresentare il pensiero utilizza regolarmente.
Condivido un paio di riflessioni.

La dittatura della logica lineare di rappresentazione del pensiero ha un padre: la stampa a caratteri mobili.
Dal momento della sua diffusione il genere umano è stato in grado di produrre testi a costi relativamente bassi, purché fossero strutturati attraverso l’utilizzo, appunto, di una rappresentazione lineare del pensiero (il susseguirsi delle parole sul foglio).
In quel momento avviene il divorzio tra parola e immagine.
Prima, infatti, era comune trovare forme di rappresentazione del pensiero nelle quali immagini e parole convivevano e nelle quali, anzi, era proprio l’immagine a fare da struttura allo scritto.

Quello che vedete è un dettaglio della rappresentazione della cosiddetta “Torre della Sapienza”, un’immagine che si trova in varie versioni nei codici medioevali, nella quale, appunto, l’immagine fa da guida e da struttura al testo: le parole sono posizionate in modo che il loro pieno significato sia compreso leggendole all’interno dell’immagine della torre.

La Torre della Sapienza

Per esempio, osservando il dettaglio della base della Torre, l’articolazione (lineare) del discorso che sta alla base di questa rappresentazione potrebbe essere tradotta in questo modo:

“La Torre della Sapienza ha a suo fondamento l’Umiltà (scritta alla base).
Si regge su quattro colonne, che sono le quattro virtù cardinali (infatti, ogni virtù sta scritta su una colonna): Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza.
Non soltanto, ogni colonna ha una base e un capitello, su cui sono scritte delle parole che sono in relazione con ciascuna virtù.
Per esempio, la colonna della Prudenza ha come base la Diligenza e come capitello il Consiglio.
Questo significa che la Prudenza si basa sulla Diligenza e fa da supporto al Consiglio.”

E via discorrendo, fino a mappare diverse centinaia di informazioni in una sola vista sinottica.
Mi pare che questo esempio spieghi bene come la rappresentazione lineare della conoscenza, assieme a molti vantaggi, porti con sé anche molti limiti. E quali siano, viceversa, le potenzialità del mapping.

Obiettivo del mapping è, infatti, proprio superare questi limiti, anche perché i vincoli tecnologici da cui questi stessi limiti derivavano ormai sono superati da tempo.
Si apre, allora, un’ampia possibilità in termini di comunicazione: quella di rappresentare la conoscenza attraverso strutture non lineari (o, per lo meno, non unicamente lineari).

Fatte queste premesse, quali sono, allora, le caratteristiche che deve possedere un mapping efficace?

Credo siano, essenzialmente, due:

  1. Deve esserci coerenza tra i mezzi espressivi e la struttura del campo di conoscenza che i mezzi stessi devono rappresentare.
  2. Le stesse informazioni devono essere leggibili a diversi livelli di profondità, a seconda delle esigenze di chi deve usufruire delle informazioni e delle conoscenze mappate.

Sono, mi pare, proprio questi i vantaggi sostanziali che si possono trarre da rappresentazioni non lineari di idee o di progetti.
Naturalmente, ciascuno di noi, in questo senso, usa (spesso in maniera inconsapevole) il mapping.
Un suo uso strategico e supportato da conoscenze ed esperienze, però, potrebbe davvero fare una certa differenza in ottica di eleganza ed efficacia della comunicazione.

Del resto, che cos’altro ha fatto se non questo Hans Rosling con la sua rappresentazione dello sviluppo economico e demografico che abbiamo conosciuto qui?

Il tema mi sembra fertile, mi riprometto di tornarci presto.

 


Sul tema del public speaking e di come costruire una strategia di comunicazione in pubblico ho scritto un libro: Il design delle idee (Egea Editore). Più informazioni qui

 

4 commenti
  1. micio dice:

    Il “mapping” informativo e la rappresentazione di mumeri “complessi” in forma di storia è una delle grandi sfide del nostro tempo sempre più dominato da sistemi complessi in senso non lineare e quindi difficili da capire con strutture “lineari”. Rosling è un grande in questo senso: un visionario …

  2. Luca Baiguini dice:

    Grazie micio.
    Effettivamente il tema dello storytelling e il tema del mapping si intrecciano. L’ipotesi, infatti, che si possano raccontare storie con strumenti che integrano anche logiche non lineari è affascinante e merita approfondimenti.

  3. Daniele dice:

    Sono anni che uso le mappe mentali e le ho trovate un ottimo strumento per la preparazione degli esami universitari, ho avuto anche occasione di esplorare diversi software dedicati; la loro utilità può essere spiegata scientificamente attraverso il modello della working memory di Baddeley, in particolare nella componente della memoria di lavoro definita “Taccuino” visuo-spaziale.

    “La Memoria di lavoro visuo-spaziale (o “visuo-spatial sketchpad”), intesa sia come capacità di mantenimento ed elaborazione di informazioni visuo-spaziali, che come capacità di generare immagini mentali, è stata studiata in maniera più approfondita a partire dagli anni ’80 (Baddeley, 1986). In particolare, sono state messe in evidenza:

    – La distinzione tra materiale visivo e spaziale che corrisponde, come dimostrato da studi su pazienti e da studi sperimentali a due tipi di elaborazioni dissociabili (What & Where).
    – La distinzione tra elaborazione spaziale di tipo sequenziale e di tipo simultaneo.
    – La distinzione tra elaborazione spaziale coordinata (relazioni spaziali in un sistema di riferimento geometrico euclideo), e l’elaborazione spaziale categorica (relazioni spaziali relative, come “sopra”, “a destra”, etc.) (Kosslyn, 1989).”

    fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Memoria_di_Lavoro_%28Baddeley%29

    Credo sia uno strumento rivoluzionario e per me è un argomento di estremo interesse aspirando ad occuparmi di formazione, ti ringrazio molto.

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