Leadership e network
Una delle cose belle del fare formazione è il continuo e fecondo scambio che nasce tra chi conduce e chi partecipa ai percorsi formativi.
È questo il caso di un modulo su Leadership e Teamwork che ho tenuto qualche settimana fa.
A Nicola Santangelo devo queste riflessioni su un modello di leadership adatto ad organizzazioni che operano come network.
Le condivido volentieri con voi: mi pare ci sia materiale per una riflessione.
Alcune premesse
Le dinamiche di leadership applicate ad modello organizzativo tipo ‘network‘ possono essere inquadrate secondo due variabili caratteristiche:
- la numerosità delle relazioni con i nodi della rete nel tempo
- il valore aggiunto nella comunicazione tra nodi
In sintesi: un una rete con centinaia di nodi il flusso informativo tende a indirizzarsi verso quel/quei nodi che danno:
- risposte pronte, un nodo che non risponde viene aggirato
- risposte soddisfacenti, se non lo sono il nodo viene aggirato
- risposte con valore aggiunto: il contenuto dell’informazione nel transitare tra nodi accresce.
Un insieme di nodi con queste caratteristiche genera un polo di eccellenza (efficacia ed efficienza), che, da un punto di vista diverso, possiamo definire come un polo di leadership: la rete si indirizza verso questo polo e lo segue in quanto gli riconosce autorevolezza.
I nodi che non rispondono vengono aggirati e, col tempo, non essendo sollecitati, tendono ad inaridirsi.
La matrice dei nodi
Fatte queste premesse, un nodo può essere inserito in una matrice le cui dimensioni sono:
- velocità di reazione / risposta (alta o bassa)
- valore aggiunto della risposta (contributo attivo al flusso informativo e/o decisionale)
che individua quattro tipologie di nodi all’incrocio di queste due dimensioni.
- Alta velocità di reazione, ma basso valore aggiunto: Nodi ripetitori
Si limitano a riflettere informazioni, senza aggiungere contributi originali - Alta velocità di reazione, alto valore aggiunto: Nodi centrali
Forniscono informazioni / decisioni rapide e aggiungono valore. Sono i leader di fatto del network. - Bassa velocità di reazione, alto valore aggiunto: Nodi periferici (specialisti)
- Bassa velocità di reazione, basso valore aggiunto: Nodi morti (il network si occupa di isolarli)
Mi pare un approccio meritevole di ulteriori approfondimenti.
Che ne dite?
Caro Luca,
ancora una volta il tuo modo di osservare le cose da più punti di vista risulta essere fecondo di nuovi spunti e ci insegna, soprattutto, a non restare ancorati ad una sola concezione.
Non so perché, ma mentre leggevo pensavo al percorso verso la Terra Promessa. Mosè conduce il suo popolo diviso in tribù, ognuna delle quali ha un suo leader. Si forma così una leadership di tipo network ma anche, se vogliamo, gerarchica, nella quale ovviamente cominciano a delinearsi delle dinamiche che, proprio sulla base dell’economia e dell’efficienza, possono essere via via demandate (o meglio delegate)ad un solo soggetto, la guida per antonomasia.
E la leadership per network apporta benefici per tutti, tendendo comunque, con l’andare del tempo, a sistemarsi nei punti più alti dello schema da te proposto, pena la sua mancata efficienza. Ma dal momento che questi ricorsi, queste dinamiche in fondo di tipo gestaltico, sono organizzate per assicurare – appunto – la massima efficienza, ecco che i nodi deboli se non addirittura inefficienti saranno destinati a cadere in disuso.
Il tutto ovviamente sempre nel rispetto di una prospettiva che, anche in questo caso, non può essere a breve periodo.
Non sono un esperto ma credo che vada introdotta una terza dimensione all’analisi che prenda in esame la frequenza per la quale un nodo sia messo in condizione di dare una risposta che gli permetta di variare di collocazione tra le posizioni A, B, C e D.
Senza questa considerazione il sistema tende a sollecitare i nodi centrali e non sollecita sufficientemente i nodi meno performanti. Rischiando di sovrastimare la risposta dei nodi centrali stessi che si troverebbero sovraccaricati. Per contro i restanti nodi si troverebbero proporzionalmente in una situazione di “ansia da prestazione” con il risultato di deprimere ulteriormente le proprie performance portando il sistema verso l’inefficienza e l’appesantimento da eccesso di nodi morti.
@Nicola
Grazie per il commento, come sempre profondo ed ispirato…
E grazie anche a Sergio.
Credo che un tratto comune i due commenti lo ritrovino: la necessità di rendere il modello dinamico, e di spiegare (nel medio periodo) la dinamica di “migrazione e consolidamento” del posizionamento dei nodi… da rifletterci!
Proprio ieri durante un affiancamento, discutevo di questo approccio con un aspirante giovane imprenditore esperto di gestione reti informatiche aziendali. Facevo un po’ fatica ad esprimere il concetto, poi lui mi ha guardato illuminato e mi ha detto “ah, ho capito: ci sono nodi fatti con HUB e ci sono nodi fatti con SWITCH !!”.
A questo punto ero io a non capire … poi mi ha spiegato: l’HUB è passivo (nodi ripetitori e/o periferici), lo SWITCH è attivo (nodi centrali).
Per chi è incuriosito: http://it.wikipedia.org/wiki/Hub_(informatica) e http://it.wikipedia.org/wiki/Switch
ulteriore riflessione notturna: interessante l’analisi degli “altri” nodi. ma “io” Luigi che tipo di nodo sono? come mi vedono gli altri?
@Luigi
Interessante inversione di prospettiva…