Comunicazione, internet, blog: riflessioni grezze

Vorrei condividere alcune riflessioni (ancora allo stato grezzo) che mi frullano in testa in questi giorni, partendo da un paio di premesse.

Prima premessa: qualche giorno fa ho sottoscritto il manifesto di internet for peace, che propone di assegnare a internet il prossimo Premio Nobel per la Pace.

Ho esitato un po’ nel farlo.
La riflessione, banale, era: internet non è soltanto un mezzo (un contatto, avrebbe detto Jakobson)?
La vera differenza non la fa l’uso che si fa di quel mezzo? D’accordo, sappiamo da tempo che il mezzo influenza ilmessaggio stesso, ma da questo a dire che il mezzo sia, in sè e per sè, uno strumento di pace, ce ne passa.

Seconda premessa: guardando indietro all’anno passato e al lavoro fatto, mi sono reso conto che, negli ultimi dodici mesi, quando mi è capitato di parlare in pubblico non in un contesto di formazione (non, quindi, in aula), nella grande maggioranza dei casi ho parlato ad una qualche forma di network.
Ad aggregazioni, quindi, nate per lo più in rete e “dal basso”.

Andiamo da un network dei responsabili delle corporate universities italiane, ad un gruppo su Linkedin, ad un network di informatici, ad uno di studenti…

Effetto, questo (almeno così mi pare), della mia presenza comunque piuttosto articolata in rete (questo blog con la sua pagina su Facebook, il mio profilo personale su Linkedin, Facebook, Anobii, gli aggiornamenti di Twitter, le slide di Slideshare, eccetera).

Insomma,  mi sembra di poter concludere che le dinamiche della rete stanno cambiando il mio pubblico.

Ho rivisto, poi, le slide e le mappe mentali con cui ho preparato alcuni di questi interventi, confrontandole con gli analoghi materiali preparati per convegni a cui ho partecipato e che erano organizzati, invece, da istituzioni o università.
Il linguaggio, come è facile immaginare, è diverso.
Ed anche gli argomenti, o, per lo meno, il taglio che ho dato a questi argomenti.
Innanzitutto il linguaggio: più confidenziale, piano, mi viene quasi da dire “pop”.
Poi il set creato: quasi sempre interattivo, con ampio spazio alla socializzazione di idee, contenuti, metodi.
Mi ricordo, a questo proposito, di un incontro in cui, alla fine della mia presentazione e del dibattito che ne è seguito, una persona dal pubblico si è alzata e mi ha fatto notare come quella presentazione avesse generato un serie di commenti su Twitter, che erano diventati aggiornamenti su Facebook, a loro volta commentati da gente che nemmeno c’era, all’incontro.
Insomma, una parte del dibattito si stava sviluppando al di fuori di quelle quattro mura e, quindi, della mia consapevolezza (per non dire, naturalmente, del mio controllo).
Questa cosa, peraltro, mi ha da un lato entusiasmato, dall’altro anche un po’ spaventato.
Devo stare più attento a non dire stupidaggini“, ricordo di essermi detto sottovoce.

La conclusione: se internet sta cambiando il mio pubblico, e questo sta cambiando il mio linguaggio e il mio modo di approcciare gli argomenti, non è che sta cambiando me?
Non è, quindi, che il mezzo sta cambiando il mittente?

Che detto così sembra niente, ma….

6 commenti
  1. Dragan Bosnjak dice:

    Penso che tutti noi che gestiamo i blog abbiamo lo stesso tipo di problemi…
    Perché basta dire o fare qualche “cavolata” una sola volta che la tua utenza sparisce e non ritorna più.
    Perciò, sempre post ragionati e di valore per il cliente (lettore)… 😉
    Ricordarsi: il cliente deve essere sempre soddisfatto e bisogna sempre fornirgli ciò di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno…

  2. pippoferrante dice:

    Da un po’ di tempo facevo la stessa riflessione, ma non avevo avuto la giusta intuizione analitica (complimenti), “nella grande maggioranza dei casi ho parlato ad una qualche forma di network”.
    Per una persona, come me, che vive in un territorio di frontiera (bagheria) la rete ha permesso “conversazioni” ma neanche immaginabili un paio di anni fa. L’ambiente condiziona il nostro essere e la rete, i network, sono una buona parte del nostro ambiente. Ritengo che sia naturale e logica la tua conclusione “non dire stupidaggini” anche se rafforza la sensazione del Grande Fratello per chi dibatte contro il web. Mi pare, anche, che il cambiamento noi lo notiamo sul fronte professionale, anche negli aspetti relazionali lasciando sempre una parte aperta alla esperienze del nostro quotidiano territorio. I nostri amici, lo zoccolo duro, sono anch’essi un network, ma con il web non c’entrano nulla. Per certi versi, ritengo, che risulta ancora più netta la separazione tra la comunità in cui vivi il quotidiano e la comunità online, specie se questa non è condizionata dalle difficoltà geografiche. Se il mio territorio meno di frontiera, indubbiamente, le mie conversazioni online si trasformerebbero più spesso in conversazione offline e magari parlerei in altro modo. Ma?

  3. Nicola Menicacci dice:

    La riflessione è interessante, e si incastra perfettamente all’interno del pensiero costruttivista. Se infatti mutiamo leggermente l’angolo visuale dell’analisi che Luca compie, al solito, in modo brillante, notiamo una cosa molto interessante e allo stesso tempo sconvolgente: il semplice assistere alla realtà la muta. Basta osservare qualcosa standone comunque esterni per provocare un cambiamento in quella realtà.
    Quindi, è vero, Internet ed i nuovi media, l’uso che ne facciamo ed i vari Twitter, Facebook e molti altri social network stanno cambiando tutti noi perché altro non fanno se non osservarci, mentre noi ogni tanto diamo un contributo che loro stessi provvederanno ad immettere in rete. Tutto questo, se da un lato sfugge ad un nostro controllo attivo (“devo stare attento a non dire stupidaggini” è il commento, ma è vero, anche perché una volta uscito non solo entra in rete, ma si sviluppa fuori da un nostro controllo diretto, e quanto più esteso è il nostro network quanto più velocemente il messaggio tornerà indietro, raramente lo stesso che è partito.
    Ma forse è ancora presto per dare il Nobel ad Internet. O forse non è neanche giusto farlo. Magari diamolo a Linus Torvalds che, inventando i sistemi operativi gratuiti, ha di fatto messo Internet nelle mani di tutti.

  4. Luca Baiguini dice:

    Commenti interessanti e profondi… grazie a tutti.
    Raccolgo questi ed altri pensieri e poi cerco di dare organicità al tutto nei prossimi giorni.
    Nel frattempo aggiungo un pensiero di Silvia arrivato via Facebook:

    “Cambiare…o forse mostrare aspetti di te e del pubblico prima di ora mai evidenziati ma che erano e sono dentro ognuno di noi? A volte me lo chiedo anche io”

  5. Gianluigi Zarantonello dice:

    Ho scritto qualche tempo un post sull’identità in rete e la sua costruzione (http://webspecialist.wordpress.com/2009/07/07/identita-2-0-voi-state-costruendo-la-vostra-presenza-in-rete/), sottolineando le potenzialità ed i rischi di tutti questi nuovi strumenti.

    Credo che l’influenza del mezzo sia forte anche sul mittente, però ciò che ci deve fare da guida è il principio base del networking: agire in modo reciprocamente e bidirezionalmente utile, creando contenuto utile e contribuendo ai progetti di altri senza necessariamente prevedere una contabilizzazione automatica della restituzione del favore.

    Qualità e giusto approccio sono qualcosa che esula dal mezzo (a favore del mittente) e credo siano la base dell’atteggiamento giusto.

  6. Luca Baiguini dice:

    Grazie Gianluigi per il prezioso contributo (molto interessante anche il tuo articolo).

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