C’è obiettivo e obiettivo
Ci sono due modi diversi di porsi un obiettivo: uno è quello di orientare la formulazione dell’obiettivo stesso in termini di “che cosa si vuole ottenere“, l’altro è quello di pensare, invece, a “ciò che si vuole evitare“. In PNL questi due approcci vengono chiamati “Andare verso” e “Allontanarsi da“.
Il più delle volte uno stesso obiettivo può essere posto in entrambi i modi, a seconda di quale lato della medaglia si osservi.
Potrei voler iniziare una dieta per “rimettermi in forma e vivere in salute” oppure per “evitare malattie cardiocircolatorie“.
La domanda è: il modo di “incorniciare” l’obiettivo, ha una qualche influenza sul suo raggiungimento e sulla soddisfazione che ne deriva?
Andrew Elliot e Ken Sheldon hanno prodotto una certa quantità di studi proprio su questo argomento.
Le loro conclusioni sono piuttosto chiare: porsi un gran numero di obiettivi in negativo (ciò che voglio evitare) porta a:
- minore soddisfazione e sensazioni negative nel progredire verso il raggiungimento dell’obiettivo,
- calo di autostima, autocontrollo e vitalità,
- minore grado generale di soddisfazione,
- sensazione di minore competenza legata al perseguimento l’obiettivo.
Entrambe le tipologie di obiettivi sono ampiamente presenti nella vita di ciascuno, ed entrambe possono essere funzionali in determinate circostanza.
Certo è che l’approccio dell’andare verso è molto più strettamente associato a soddisfazione, vitalità, sensazioni positive.
Oltretutto, come sottolinea Timothy Pychyl, l’approccio negativo potrebbe essere correlato ad una maggiore propensione alla procrastinazione.
Via: Psychology Today
Post molto interessante … il modo differente di porsi verso gli obiettivi è anche un segno di apertura o chiusura verso il mondo. Sicuramente è da preferire il primo modo ma deve essere accompagnato da una definizione degli obiettivi ben ponderata o meglio devono essere “raggiungibili” … solo così si avrà uno stimolo positivo verso il team. Questa è una delle sfide più interessanti del project management o di quella parte a monte che è la pianificazione strategica.
Grazie Stefano per il tuo commento.
Quella degli obiettivi “raggiungibili” (e, magari, però “sfidanti”) è una questione interessante, che ha a che vedere con il tema delle convinzioni (circa la possibilità, la capacità, il merito).
Magari il tutto merita un post a parte…
Infatti spesso, da giovane ed inesperto manager, mi trovo a chiedermi cos’è raggiungibile e cosa no? in altre parole, se per un nuovo cliente prevedo un budget elevato, sto facendo una cosa irraggiungibile o è una sfida a raggiungere tale obiettivo?
Paolo, quello che racconti è strettamente legato al know how manageriale, all’esperienza (e alla capacità, non scontata, di apprendere dall’esperienza).
Comunque, visto che il tema è caldo, ne parlerò, come promesso, in un post a breve…
Grazie!