Che fortuna
Una bella giornata, venerdì.
Al mattino, lo spettacolo dell’intelligenza quando si sposa con la passione. Ho assistito ad un evento su un tema che, a dire il vero, ha poco a che vedere con quello di cui mi occupo. Eppure è stato bello ascoltare gente che fa quello che fa con vigore, e che condivide idee e prospettive.
Tornandomene a casa, nel primo pomeriggio, riflettevo su quale (immeritato) privilegio sia poter frequentare ambienti stimolanti, con persone sveglie e appassionate: vive. Lo posso perfino chiamare lavoro.
Con questo in testa sono arrivato sul lago vicino al quale ho casa, dalla sponda est, dove la strada si alza e concede un panorama ampio. Giovedì notte ha fatto vento forte. L’aria era di quelle che avvicinano le cose, tanto che restano soltanto le dimensioni a dare la prospettiva. C’era la prima neve della stagione, sulle montagne a nord: sembrava di poter sporgere una mano a toccarla.
Ho abbassato il finestrino.
Si viaggiava tutti piuttosto lenti. Non che ci fosse traffico; piuttosto, di fronte all’esibizione della natura, sembrava inevitabile prendersi un po’ più di tempo.
Ho cercato una parola che mettesse insieme due sapori così diversi di una stessa giornata.
Ci ho pensato per un po’.
Me ne sono venute in mente due, di parole: che fortuna!
( A dire il vero, la seconda non era proprio “fortuna”, ma il senso è quello).
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