A proposito di convinzioni
A proposito di convinzioni e confirmation bias, su HBR Italia di novembre c’è una bella intervista al documentarista Errol Morris.
Tra i suoi successi Morris vanta film come The Thin Blue Line, che ha portato alla luce nuovi elementi sull’omicidio di un agente di polizia, portando alla scarcerazione dell’uomo che era stato condannato a morte per quel crimine, e Standard Operating Procedure, che esamina molte delle fotografie scattate nella prigione irachena di Abu Ghraib, al fine di colmare i buchi di conoscenza su quella vicenda e mettere in discussione le affermazioni fatte dalla stampa in merito a ciò che quelle immagini proverebbero.
A proposito di “The Thin Blue Line” e delle indagini che hanno portato alla condanna di un innocente, Morris dice:
Nel mio film The Thin Blue Line, la polizia era convinta di sapere chi fosse l’assassino.
Avevano una teoria su quello che era accaduto, oltre che un forte interesse personale a credere che fosse vera.
Le persone si lasciano ingannare dal sistema delle convinzioni personali.
Non nel senso che scelgono in modo cosciente di credere all’una o all’altra cosa.
Io non penso che la polizia, tanto per tornare all’esempio di The Thin Blue Line, abbia deciso di imprigionare un innocente.
Mi limiterei a dire che il loro modo di pensare era incredibilmente sciatto e che erano influenzati dal desiderio inconscio che tutti abbiamo di credere a una determinata cosa, perché è l’ipotesi più semplice o perché risponde a qualche esigenza sociale.
Non deve essere necessariamente vera.
E una volta che decidi di credere in qualcosa o finisci per crederci, è molto difficile rinunciarci, se non impossibile.
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