Perdere lo swing

Su Il mondo, Massimo De Luca tiene una rubrica: si chiama Golfclub.
Risponde alle lettere di golfisti.
La lettera di questa settimana dice, in sintesi:

Improvvisamente mi capita di sbagliare tutti, dico tutti i colpi sui quali prima mi sentivo più sicuro […], mentre mi riescono tiri prima proibitivi […]. A chi posso rivolgermi?

De Luca risponde (più o meno) che è tutta una questione di testa. Al ripetersi di un certo tipo di errore, si tende ad automatizzare lo sbaglio, si perde fiducia in quel colpo e si entra in un circolo vizioso. Quindi si smette di tirare quel colpo, magari sostituendolo con un altro su cui ci si sente più sicuri, e questo non fa che accelerare ed esasperare il processo.

Negli anni ’70 Timothy Gallwey introdusse, per spiegare queste dinamiche, il concetto di Inner game. Che non vale solo per spiegare le prestazioni sportive. E che io utilizzo spesso nell’introduzione ai miei workshop.

Ecco come lui stesso spiega il concetto:

C’è sempre un gioco interiore (inner game) che viene giocato nella tua mente, non importa quale gioco esteriore (outer game) tu stia giocando. Quanto tu sei consapevole di questo gioco può fare la differenza tra il successo e il fallimento nel tuo gioco esteriore.

Ogni sfida comportamentale si gioca su due diverse arene: quella esterna e quella interna. Il gioco esteriore viene giocato nell’arena esterna. È qui che si superano gli ostacoli e si mettono in campo le proprie strategie e le proprie capacità per raggiungere l’obiettivo. Il gioco interiore si svolge all’interno della mente del giocatore e si confronta con gli ostacoli interni (paura, dubbio, perdita di motivazione, convinzioni limitanti). L’inner game viene giocato per superare gli ostacoli auto-imposti che impediscono ad un individuo o ad un team di esprimere il proprio pieno potenziale.

2 commenti
  1. silvia dice:

    Interessante. Aggiungerei anche le aspettative che gli altri, in primis i nostri genitori hanno e avevano su di noi, ci condizionano fortemente, nel gioco interno. Lessi che i figli di dirigenti si aspettano automaticamente di diventarlo e questo li convince e li facilita fortemente nel raggiungere l’obiettivo. Viceversa ci si aspetta di "non farcela". Mi resi conto che il primo conflitto era dentro di me, che dovevo vincere prima di tutto le mie resistenze interne, i miei fantasmi. Ciao Luca, buon anno, Silvia

  2. silvia dice:

    Luca, parecchio tempo fa, tu mi consigliasti dei libri sulla programmazione neurolinguistica. Avevo altre priorità ma è giunto il momento che voglio leggere queste teorie, perchè penso mi possano essere utili anche per il conconso. mi puoi indicare di nuovo i tuoi autori ? ciao grazie

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