Calligrafie

Su “Nova 24” dell’8 marzo, la rubrica di Giulia Crivelli “L’ultima parola” riprende alcuni brani del libro di Norio Nagayama “Shodo”.
Nagayama è un maestro di calligrafia giapponese.
E’ davvero interessante il processo che viene descritto:

I samurai, i maestri di arti marziali, facevano con le armi lo stesso allenamento a cui si sottopone il calligrafo. I maestri di spada più illustri, quando erano in battaglia, sapevano che è in un cambiamento di tocco che si muore o si vive. E questo tocco si allena con la calligrafia, questo piccolo minuscono tocco e questo affinamento della sensibilità: per questo i samurai lo praticavano. Come in combattimento, non si possono fare errori. Usiamo carta raffinatissima, inchiostro raffinatissimo, pennello raffinatissimo. Basta un colpo, e il carattere è diverso, cambia, c’è una differenza: è questa differenza che in realtà è personale. Noi non creiamo una cosa personale, noi scriviamo ideogrammi, però diventa personale, perché è quello il motivo sottile che fa sì che ci sia, per esempio, una macchia qua: quella è la tua emozione che viene fuori, il tuo nervosismo, la tua fragilità, la tua forza. In questo la calligrafia aiuta moltissimo e questo tocco sembra sbagliato, ma è venuto fuori dal tuo inconscio.[…] Se invece fai una cosa pensata, la linea diventa debole, perché non è energia tua, ma è voluta dalla testa che pensa, quindi l’energia è già bloccata. […]
Perché la calligrafia non nasce in realtà se non è stata interiorizzata completamente. Cioè se uno deve scrivere, che so, “fiore”, scrive “fiore”, così, così, così. E se lo scrive mille volte, poi lo scriverà a occhi chiusi, no? E’ questo! Si deve arrivare sempre a questo: cioè scrivere anche cinquemila volte lo stesso ideogramma e alla fine arriva un momento in cui basta un tocco per fare “fiore”.

Anche in aula (come in molte altre attività) le cose migliori escono fuori quando si ha la possibilità di “smettere di pensare”, perché allora si sblocca l’energia e la si sente scorrere nel flusso di comunicazione e di interazione. Come per la calligrafia, servono una lunga, meticolosa preparazione e carta, pennello e inchiostro raffinatissimi.

6 commenti
  1. silvia dice:

    grazie, la tua partecipazione distaccata è perfetta per come sono fatta. ho scritto l’intervento senza pensarci troppo, come faccio per ogni altra cosa di lavoro e non, anche uno schema logico, proprio perchè penso che sia più utile liberare l’energia. l’energia e l’intelligenza si adattano ad un problema nuovo in un modo originale, e trovano una soluzione unica in quel momento. poi naturalmente ho fatto anche un po’ di copia incolla, per lo più da mie precedenti relazioni. oggi che ho su per giù finito, e ho tirato fuori spunti interessanti di discussione, sulla customer satisfation collegati alla qualità, altro, sto più tranquilla. oggi penso di parlare al 50% a braccio, al 50% di leggere. chissà per giovedì che decido. come dici tu, non ci voglio pensare. non sei il solo che me lo dice. grazie davvero.ciao Silvia

  2. silvia dice:

    Riflettendo a posteriori… l’esperienza di parlare in pubblico di fronte a oltre 200 persone mi preoccupava non poco. Le 10 regole che mi/ci hai indicato sono state molto preziose. in sintesi due sono stati i fattori determinanti la mia tranquillità (quando ho iniziato a parlare avevo la voce, non mi tremava neppure un po’, ho esposto le cose scritte da me, quelle che sentivo di più, il resto l’ho letto). 1) Direttore, procuratore, colleghi di Palermo mi hanno messo completamente a mio agio fin dalla sera prima l’intervento.2) sono stata me stessa. questo credo sia il messaggio in sintesi dei tuoi suggerimenti. In generale sono sempre me stessa, tranne nelle situazioni in cui mi sento giudicata. in questi casi, faccio esattamente l’opposto di quello che vorrei, sbaglio tutto, anche se ne sono consapevole, non riesco a fermarmi. in questi ultimi mesi, però, ho lasciato parecchi commenti su vari blog e, in un certo senso, mi sono esercitata ad essere me stessa, anche di fronte ad un pubblico sconosciuto, fregandomene di quello che pensavano gli altri. la cosa che più mi ha colpito di questa esperienza, che mi rimarrà dentro per sempre, è l’affetto di alcuni colleghi che conoscevo solo per telefono o per e-mail e di alcuni blogger. Un affetto reciproco naturalmente.ciao, Silvia

  3. Luca Baiguini dice:

    Cara Silvia, grazie per il tuo racconto.Ne deduco due cose.La prima: l’importanza di saper creare un contesto favorevole. I tuoi colleghi ti hanno senz’altro dato una mano, ma io parto da un presupposto: la mano te la sei evidentemente meritata.La seconda: la chiave di una comunicazione efficace sta nella capacità di portare sé stessi sul "palco". Questo non implica che la conoscenza di tecniche e strategie non sia importante… devono però innestarsi su una forte consapevolezza di sè.Grazie ancora!

  4. io dice:

    ma calligrafia e’ o no l’arte della scrittura a prescindere che essa sia piu’ o meno bella ?

  5. Luca Baiguini dice:

    La calligrafia, secondo la definizione del Dizionario Garzanti è:"Arte di scrivere in caratteri chiari, ordinati ed eleganti".L’etimologia: Dal greco kalligraphía, composto di kállos ‘bellezza’ e gráphein ‘scrivere’Ciao

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.