Soft, hard, o…

Insegno materie comportamentali nella Business School di un Politecnico. Cerco, quindi, di stare sempre molto attento al dibattito su competenze hard e competenze soft. Ho letto con tanto interesse nei giorni scorsi questi post di Alfonso Fuggetta e Barbara Olivieri (per di più, conosco e stimo molto entrambi gli autori). Chi ha seguito qualche mia lezione sa bene che non amo la locuzione “soft skills”. Faccio molta fatica a definirne i confini. I miei stessi allievi spesso mi dicono che ho un approccio “hard”, un po’ ingegneristico a tematiche “presunte soft”. Un po’ sarà per osmosi (frequento troppi ingegneri…), un po’, però, è conseguenza della mia convinzione che l’evoluzione dei profili e delle identità di ruolo a cui stiamo assistendo renda questa distinzione un po’ artificiosa e non particolarmente feconda.
Riprendo dal post di Barbara la lista delle 10 top skills del 2020 secondo il World Economic Forum:

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Quali tra queste sono soft skills? Quali hard? Come classifichiamo Complex problem solving? E Critical thinkingJudgment and decision making? La stessa Negoziazione (per me materia di insegnamento) incrocia capacità relazionali (soft?) con capacità analitiche che abilitano a valutare l’utilità attesa delle alternative in gioco e a presidiare la struttura del processo decisionale. Certo, alcune tra le capacità elencate hanno tutta l’aria di poter essere definite senza dubbio come “soft”: People management, Coordinating with others, ma anche in questi casi il moltiplicarsi delle tecnologie e degli strumenti di interazione, di coordinamento e di condivisione delle informazioni mi porta a dubitare di poter delimitare queste competenze in termini puramente relazionali.
Osservando la lista, mi viene da pensare (ma è un pensiero ancora grezzo, che ha bisogno di qualche altro momento di riflessione, e magari di qualche apporto da voi) che il problema vada approcciato in termini differenti, che ci sia, cioè, un fil-rouge diverso che accomuna molte delle competenze nella lista (e di quelle che le organizzazioni per cui lavoro mi chiedono di sviluppare): lo definirei in termini di “capacità logiche”, nel senso di abilità di lettura dei processi sia di pensiero che di comunicazione. La buona, vecchia logica, insomma. Quella che consente a chi la conosce di comprendere a quale livello si collochi un problema, un’affermazione o un’argomentazione, di leggere dentro le complessità, di generare soluzioni che contemplino una visione sia strategica che sistemica, di mappare le strutture dei campi di conoscenza, di costruire framework interpretativi. Faccio notare che per definizione la logica appartiene sia alle discipline hard (matematica, informatica) che alle scienze del linguaggio, e quindi al mondo della relazione e della comunicazione.
Mi è capitato di incontrare questa capacità sia in persone con un background scientifico che umanistico o politico-sociale. Certamente una formazione scientifica offre molte occasioni di apprendimento. In un certo senso, però, mi sembra sia in gioco anche una questione relativa al “mindset” con cui ciascuno si approccia alla conoscenza.

1 commento
  1. Barbara dice:

    Buongiorno Luca.
    Innanzitutto grazie per la menzione (sono lusingata ed incredula per avere generato una riflessione così articolata).
    Condivido ciò che scrivi, hai ragione.
    La suddivisione tra “soft” e “hard” rischia di ridurre l’ampiezza di visione e di percezione di competenze che mi sembra di vedere sempre più trasversali.
    Forse queste “cose” sono talmente nuove che – non riscendo ancora a definirle – tendiamo a categorizzarle secondo termini a noi conosciuti.
    Un ragionamento simile me lo sono fatto (e me lo sto facendo) collegato all’utilizzo di nuovi strumenti utili alla progettazione coordinata (mi riferisco al BIM – Buiding Information Modeling o Managament).
    Anche lì un software (o un gruppo di software) provoca/forza un cambio di mentalità che (come è stato scritto) arriva e va verso una progettazione corale e condivisa.
    E’ un po’ come se i due emisferi del nostro cervello (destro e sinistro) abbiano contorni sempre più sfumati e collegamenti sempre più intrecciati tra loro.
    (E non so tu, ma io faccio proprio fatica a comprendere alcuni concetti e alcune visioni. Come se dovessi forzare i neuroni a compiere alcuni processi mai fatti prima…)
    Grazie ancora e a presto,
    Barbara

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