Come la polpa di un’albicocca
C’è un sentimento, non necessariamente piacevole, ma intenso, che associo alla lettura. Sono quei momenti in cui leggi qualcosa e provi il desiderio netto e distinto non dico di averlo scritto tu (sarebbe troppo), ma almeno, quello sì, di averlo pensato.
E invece, prima di te, lo ha pensato, e lo ha scritto, qualcun altro.
Non necessariamente bello, questo sentimento, dicevo.
Perché è, almeno per me, difficile dissociarlo da una punta d’invidia.
Ecco, questo sentimento per me ha un giorno d’inizio. Nel senso che, se mi guardo indietro, posso ricordare, distintamente, quando, molti anni fa, l’ho provato per la prima volta con quell’intensità che ti costringe a classificare quella cosa lì come un sentimento.
È stato quando ho letto uno scritto di due paginette scarse, dentro ad un libro altrettanto piccolo.
Posso anche isolare un singolo istante, pur dentro a quei pochi minuti di lettura. E quel singolo istante è una frase:
e quella era la migliore di tutte le notti, perché era una notte liquida, come la polpa di un’albicocca.
Il racconto si chiama “Messaggio dalla penombra“.
Il libro “I volatili del Beato Angelico“.
L’autore Antonio Tabucchi.
Che, da qualche ora, non c’è più.
Ecco, solo per dire che l’invidia può anche diventare gratitudine.
Specie in una notte liquida, come la polpa di un’albicocca.
Luca capisco perfettamente quello che descrivi, è successo spesso anche a me di avere la stessa percezione: leggere qualcosa e sentire di averlo pensato, di aver desiderato di scriverlo …
Condivido l’ammirazione per autori che, come Tabucchi, con le loro opere rappresentano un faro nella notte … a volte più liquida di altre.