Buon anno, bambine
Letizia, Giulia,
in questi giorni di pranzi in famiglia e di momenti con gli amici ho sentito una cosa che mi ha fatto pensare a voi.
Un signore di mezza età ha detto una frase: “Come mi diceva sempre mio padre…”
Ho pensato, non so perché, a quando succederà (se succederà) a voi di pronunciare queste parole.
E ho pensato a che cosa mi piacerebbe che ci fosse dopo.
Mi è venuta in mente una cosa di cui abbiamo parlato ogni tanto: la differenza tra essere contenti ed accontentarsi.
Ve le ricordate, tutte le volte che dalla scuola ci portate una prova di verifica da rivedere insieme a casa?
I voti sono quasi sempre molto buoni.
La gioia che leggete negli occhi miei e della mamma quando firmiamo un buon voto: questo intendo per essere contenti.
Eppure la nostra attenzione si sofferma più sugli errori (magari pochi) che su tutte le cose che avete fatto bene.
Insieme a voi cerchiamo di capire dove avete sbagliato, e come fare meglio la prossima volta.
Questo, invece, intendo per non accontentarsi.
Essere contenti ha a che fare con il passato, con il godere di quanto si è fatto, di quanto si ha e, soprattutto, di quanto si è.
Non accontentarsi ha a che fare con il futuro, con ciò che si farà, si avrà, ma soprattutto, si sarà.
Mettere bene insieme queste due cose ha a che fare con il presente, con questo momento unico.
Lo so che non è facile da capire. Qualche volta, forse, non è facile nemmeno da digerire.
Un buon voto è un buon voto, no? Punto e basta.
Non è facile, ma è importante.
Molte delle cose importanti della vita non sono facili da capire.
Il fatto che puntiamo lo sguardo sugli errori, che vi chiediamo di ritornarci sopra, di fare ancora meglio la prossima volta non toglie nulla alla gioia di un buon risultato.
Anzi.
Le dà un senso ancora più profondo. E così facendo ne prepara altre.
Nello stesso tempo, il solo non accontentarsi non basta.
Se no poi si finisce per essere sempre di rincorsa, e invece che preparare nuove gioie, il non accontentarsi costruisce piccole o grandi prigioni.
Ecco, è importante capirla, questa cosa: non basta essere contenti, non basta non accontentarsi.
In ogni momento ci deve essere un po’ di entrambe queste cose, come in ogni boccone si fondono diversi ingredienti.
Così, mi piacerebbe che, un Natale lontano, a tavola, con le persone che avrete scelto per passare un giorno importante, vi venga magari in mente questa cosa.
“Come mi diceva sempre mio padre… non basta essere contenti, non basta non accontentarsi. Servono entrambe queste cose”.
Una seconda cosa: questa è una lettera per voi.
Di quelle che si dovrebbero mettere dentro ad una busta con sopra i nomi scritti a penna, in un cassetto.
Io, invece, la scrivo qui, a disposizione di chi legge.
E la leggeranno in parecchi.
Anche se la sto scrivendo solo per voi.
È che in questi ultimi anni ho imparato che non è per nulla facile trovare le parole per lasciarvi qualcosa di vero da mettere nella bisaccia che vi porterete dietro quando non mi cercherete più (perché non potrete o, magari, perché non vorrete).
Tra coloro che leggeranno queste righe, forse, qualcuno potrebbe suggerirmi la parola giusta, quella che in questo momento non mi viene in mente.
E, forse, proprio in questo momento, qualcuno potrebbe essere alla ricerca delle parole che ho scritto a voi.
Per questo, invece che dentro ad una busta, questa cosa la scrivo qui.
Spero capiate.
Terza cosa. L’ultima, davvero.
Vi ho detto una cosa che mi piacerebbe metteste dietro alle parole “Come mi diceva sempre mio padre…”.
Ecco, quelle parole usatele soltanto in tempo di Natale, ai pranzi con i parenti e gli amici.
Per il resto dell’anno, usate le vostre, di parole. E, soprattutto, di idee. Non accontentatevi delle mie.
Buon 2012, bambine.
Bella Luca.
Anche perché (da genitore) ritengo molto più complicato trovare le giuste e sensibili parole adatte a due bambine che trasmettere messaggi assai più complessi in tema di Business; uno perché le parole vanno “gestite”, due perché ci coinvolgono intimamente.
Complimenti ancora e Buon 2012.
Grazie! Ho scoperto da poco il tuo blog e da subito mi è sembrato interessante. Questo post ha confermato la mia impressione e voglio dirti GRAZIE per quello che hai scritto. Mi ha dato un grande stimolo a lasciare qualcosa anche ai miei ragazzi. Mentre leggevo ho pensato che potesse essere buono anche per i miei collaboratori, per le solite presentazioni di motivazione di inizio anno, poi mi è venuto in mente il motto di Steve Jobs e ho deciso che potrei adattare le tue argomentazioni in qualcosa che potrebbe diventare il mio slogan, da lasciare ai posteri, anche perchè forse lo è sempre stato ma non sapevo come esprimerlo. Le tue parole me lo hanno letteralmente fatto scoprire! Se lo diventerà ti farò sapere in che forma, ma intanto grazie ancora. E’ stato un bel regalo di inizio anno.
Questo post è tra i più emozionanti che abbia mai letto 🙂 Buon anno a te e la tua bellissima famiglia.
Limpida, emozionante.
Tanti auguri.
Grazie Luca.
Lo stesso concetto io l’ho sempre espresso dicendo che bisogna apprezzare e godere di quello che si ha ( e si è ) e cercare sempre di migliorare.
Ciao Luca, … e buon anno anche a te.
Hai condiviso proprio una bella lettera, e questo è un regalo anche per tutti noi, grazie.
Ho riflettuto su quello che hai scritto, come al solito hai fatto un buon esame sull’essere contenti e sul non accontentarsi, molto bello il rimando ai tempi (passato, presente e futuro), direi che condivido le tue idee.
Tuttavia l’essere contenti mi proietta alla perenne ricerca dell’uomo della felicità. E qui rientrano innumerevoli sfaccettature, anche quello che hai scritto.
Alla fine della tua lettera sono quindi rimasto con l’idea che forse una sola cosa mi piacerebbe che dicessero i miei tre figli: – Non mi ricordo bene cosa diceva mio papà, ma in ciò che faceva si capiva che amava!
Speriamo di riuscire in ciò 🙂 !
Auguri!
Grazie per l’articolo che contiene una riflessione che mi tocca nel profondo sul tempo passato e presente. Spesso ci sentiamo arrabbiati, insodisfatti, delusi dando sempre la colpa agli altri e all’ambiente che ci circonda…siamo come sospesi sul baratro del presente.
Ci dimentichiamo di trovare il tempo per essere felici di tutto cio’ che si ha ma soprattutto di tutto cio’ che si è.
Quello che siamo lo dobbiamo a tantissime persone che ci hanno lasciato gratutitamente qualcosa di loro, i nostri cari che ci sono vicino e quelli che non ci sono piu’, gli amici, i bravi insegnanti che ci hanno fatto amare una materia, le persone che ci vogliono bene anche se le deludiamo e tanti altri… la lista sarebbe troppo lunga!
Che ognuno possa trovare il tempo per non dimenticare i ricordi piu’ belli e per vivere la vita in pienezza, nella vita passa tutto ma alcuni ricordi sono capaci di risollevvarci da qualsiasi dolore… e anche questo è un modo per vivere in pienezza e trovare il nostro sentiero che conduce alle stelle. BUON 2012!
TROVA IL TEMPO
Trova il tempo di riflettere,
è la fonte della forza.
Trova il tempo di giocare,
è il segreto della giovinezza.
Trova il tempo di leggere,
è la base del sapere.
Trova il tempo d’essere gentile,
è la strada della felicità.
Trova il tempo di sognare,
è il sentiero che porta alle stelle.
Trova il tempo di amare,
è la vera gioia di vivere.
Trova il tempo d’essere contento
è la musica dell’anima.
(Antica ballata irlandese)
Che belle parole. Te lo scrivo da figlia che madre non sono.
E che capacità di sintesi in questo concetto dell’essere contenti e del non accontentarsi. Un giorno parlando di uno scrittore che piace tanto a entrambi ne hai lodato la capacità di esprimere concetti immensi in poche parole, confessando un poco di invidia. Direi che sei sulla buona strada 🙂
Buon anno, Luca.
Commenti belli e profondi… grazie a tutti. Non aggiungo nulla… preferisco l’idea di lasciare queste riflessioni aperte, così come sono.
Come sempre ci offri generosamente molto di te per capire e riflettere. Questa tua privatissima lettera, che hai scelto in punta di piedi di condividere con chiunque voglia leggerla, è uno scorcio di vissuto che mi ha fatto molto pensare alla fortuna delle tue bimbe di averti come padre (e sicuramente la madre non sarà da meno)ed alla fragilità e solitudine di molti ragazzi che mi capita di incontrare, per cui è così difficile accendere qualche luce, aprire qualche finestra, credere in se stessi e prendersi la responsabilità della propria vita. In fondo questo tuo messaggio è quello che vorremmo mettere a loro disposizione: imparate a dare valore a tutto ciò che di buono avete e raggiungete, imparate a vederlo; ma non “accontentatevi” mai, perchè più importante della meta è “il viaggio”.
Ma le tue parole valgono anche per noi che siamo adulti,genitori (nel mio caso anche nonni): inducono ad uscire dalla presunzione che ci impedisce di accettare debolezze ed errori o dalla pigrizia che ci induce ad adagiarci nelle conquiste fatte, nei risultati ottenuti. In fondo l’una e l’altra germinano sulla fragilità che ci rivolge più alla difesa che al cammino, più alla contabilità delle conquiste fatte che alla scoperta.
Grazie e buon anno Luca
Grazie e buon anno a te, Giulia.
Buon padre? Mah… ci vuol altro che scrivere lettere… Una delle cose belle del mestiere che faccio e dello scrivere qui è proprio questa: il confronto che ti costringe (non uso questa parola casualmente) a tenere alta l’attenzione. Anche questo non basta, ma è un inizio.
Perché, lo hai detto bene, il più delle volte a fregarci è la solitudine…