Ancora sui buoni propositi
Chi, all’inizio dell’anno, non ha stilato la sua lista dei buoni propositi per il 2009 scagli la prima pietra.
Oggi, 28 gennaio, quanti di questi propositi sono sopravvissuti, per quanti si può registrare almeno un passo avanti?
Nel 1998 Elizabeth Miller e Alan Marlatt della University of Washington hanno condotto una ricerca per indagare quali sono i fattori che determinano una maggiore probabilità di soddisfare i buoni propositi e raggiungere gli obiettivi.
Hanno scoperto che le persone che mettono in campo un costante processo di revisione dei loro progressi e trovano il modo di superare gli ostacoli hanno più possibilità di farcela.
In particolare, Marlatt suggerisce di:
- assumersi un impegno importante per apportare un cambiamento
- avere delle strategie per superare i problemi che probabilmente si incontreranno
- tenere traccia dei propri progressi. Più azioni di monitoraggio si compiono e più feedback si raccolgono, meglio è.
Per essere pressoché certi di fallire, invece, bisogna
- Non pensare a elaborare buoni propositi fino all’ultimo minuto
- Reagire all’arrivo del nuovo anno ed elaborare i propri buoni propositi sulla base di ciò che disturba o che si ha in mente in quel momento
- Etichettare il proprio proposito con un assoluto, del tipo: “Non farò mai più questa tal cosa”.
E, alla fine, Marlatt conclude così:
Attribuisciti il merito del successo quando realizzi un buon proposito, ma non commettere l’errore di biasimarti troppo se fallisci. Piuttosto, guarda gli ostacoli che si sono frapposti sulla tua via. Pensa a come potrai fare meglio la prossima volta e progetta un piano migliore per riuscire. Puoi provare di nuovo e puoi apportare dei cambiamenti nel tuo comportamento anche durante l’anno, non solo durante i suoi primi giorni.
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Via Brainblogger
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