Articoli

MBA vs dimensione etica?

Quello della relazione tra etica dei comportamenti e formazione manageriale è stato uno dei temi che hanno percorso in questi ultimi anni il dibattito sui grandi e piccoli crack e sul risparmio tradito.
La vulgata recita che i manager che si fregiano di un MBA sarebbero più propensi ad assumere comportamenti eticamente discutibili rispetto alla media, vista la forte focalizzazione di questi percorsi formativi sui risultati di business, anche a discapito dello scrupolo etico.

Su Forbes, Freek Vermeulen smentisce questa tesi, sulla base dei risultati di una ricerca empirica svolta dal Professors Daniel Slater .

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Una retorica dell’innovazione?

Via JobTalk, e questa interessante discussione, mi è balzato agli occhi questo articolo di Adam Hartung su Forbes.
Il titolo già dice molto: “Fire the status quo police”.
Il contenuto è riassumibile in alcune frasi utilizzate dallo stesso autore:

La polizia dello status quo istituzionalizza le metriche iniziali. Insiste sul fatto che le innovazioni portino un margine appropriato, ordinativi congrui, prezzi adeguati, oppure vengano abbandonate, senza curarsi dei mercati che stanno cambiando e presentano un potenziale di crescita nel futuro. […]

Queste norme distruttive non potrebbero essere sostenute se non ci fossero persone votate a rinforzare una rigida adesione alle norme stesse. Questi sono i Poliziotti dello Status Quo. Il loro lavoro, prima di tutto e innanzitutto, è assicurarsi che il modo consueto di fare le cose non venga alterato. Non è focalizzarsi su risultati positivi per il business. Al contrario, è assicurarsi che l’organizzazione rimanga sul provato e sul vero, senza riferimenti ai risultati. La polizia semplicemente assume che i risultati saranno buoni se lo status quo continua.

Nulla di particolarmente nuovo.
Leggendo l’articolo e gli esempi (anche questi abbastanza classici) di aziende innovative, però, mi sono chiesto una cosa.

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Time management in tempi di crescita

So che parlare di organizzazioni in crescita di questi tempi può sembrare poco più che una provocazione. Questo articolo su Forbes, però, si sposa bene con alcune riflessioni che sto portando avanti su questo blog e in aula in questo periodo.
Ken Davenport elenca cinque buone pratiche per salvaguardare del tempo da dedicare alle attività ad alto tasso di creatività anche nel momento in cui l’organizzazione sta crescendo e il day-by-day pressa e prende il sopravvento.
Mi sembrano cinque consigli di buon senso che, se seguiti con costanza, possono produrre buoni risultati (e molti coincidono con le pratiche che condivido nelle aule sul time management che sto tenendo in questi giorni).

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