Borges, un’idea della letteratura (e, forse, della comunicazione)
Su Mente e Cervello di giugno, uno speciale dedicato al tema della memoria, con alcuni articoli interessanti (che magari riprenderò nei prossimi giorni).
Mi è piaciuto particolarmente il pezzo di Sebastian Dieguez che analizza il celebre racconto di Borges “Funes, o della memoria” (“Funes el memorioso” nel titolo originale), svelando come il grande scrittore, con il suo linguaggio immaginifico, riveli una conoscenza profonda dei meccanismi della memoria, e di tutti i problemi connessi a questi meccanismi.
Del resto, Borges è un maestro proprio nel tracciare, attraverso le sue immagini e i suoi racconti, questo tipo di prospettive, che spesso sfociano nella vertigine.
So poco di letteratura: una cosa, però, mi affascina nel lavoro di Borges, ma anche in quello di Calvino e di altri scrittori: la loro capacità di portare nella dimensione narrativa concettualizzazioni complesse, e di renderle evidenti attraverso il raccontare.
Dieguez, però, sembra adombrare in una frase qualcosa di più.
Scrive, ad un certo punto:
Essendo una creazione letteraria di registro fantastico, Funes forse non è plausibile dal punto di vista scientifico. Molto più importante, sotto questo profilo, è il lavoro di scrittura di Borges, che rivela una conoscenza del soggetto profonda quanto quella dei ricercatori contemporanei. Il tema della memoria, e i testi classici che vi fanno riferimento, non gli era affatto ignoto. La struttura stessa del racconto è un ammirevole resoconto dei diversi meccanismi della memoria.
E prosegue descrivendo come la struttura del racconto vada a cogliere i meccanismi essenziali della memoria e dei differenti tipi di memoria, nel gioco tra la memoria dell’autore e quella, infallibile ma proprio per questo inutile, di Funes.
L’ibridazione dei linguaggi non è soltanto, dunque, nei contenuti, ma anche nella struttura stessa della costruzione letteraria.
Intendo dire che non è soltanto una questione di uso della lingua, ma di vera e propria azione sugli elementi di strutturazione narrativa.
Che, mi pare (e spero di non essere troppo vago), aggiunga qualcosa alla riflessione (e un po’ più di ammirazione per Borges e per chi, come lui, riesce in questo tipo di operazioni comunicative).
Si tratta di un pensiero ancora piuttosto informe, me ne rendo conto.
Per questo vi chiedo il vostro contributo.
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