Buoni propositi: meglio accogliere le resistenze

Sul suo blog su Psychology Today, Ronald Alexander propone una provocazione che ha a che vedere con i buoni propositi di fine anno. Perché, si chiede, questi propositi non sono spesso che la rivisitazione degli stessi propositi dello scorso anno, e magari dell’anno precedente?
Probabilmente perché alcune resistenze (consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente) si frappongono fra noi e il cambiamento desiderato.

Che farne, di queste resistenze?

Piuttosto che combatterle, sostiene Alexander, meglio accoglierle e farle diventare alleate del cambiamento.

Ecco come:

Step 1: Conoscere e capire le proprie resistenze
Il primo passaggio è quello di identificare le resistenze, guardando attentamente se ce ne sono di nascoste.
Una volta identificate, invece che combatterle si dovrebbe coltivarle (Alexander usa la metafora di curarle, come fossero fiori, di uno strato protettivo di terra).

Step 2: Capire qual è il vantaggio che portano queste resistenze
È quello che Dilts, nella sua teoria sugli obiettivi ben formati, chiama l’effetto positivo della situazione attuale.
Ecco cinque possibili effetti positivi:

  1. Resistendo al cambiamento, si può evitare l’ignoto.
    Meglio non rischiare di cadere dalla padella nella brace.
  2. Si può evitare di essere giudicati “strani”.
  3. Si può evitare il fallimento.
  4. Per quanto possa sembrare paradossale, resistendo al cambiamento si può anche evitare il successo (o, meglio, le conseguenze del successo).
  5. Si può evitare di sentirsi colpevole.
    Prendersi un rischio cambiando si accompagna spesso con il senso di colpa generato dalle aspettative altrui.

Il cambiamento, quindi, deve iniziare con un viaggio interiore che trasformi le resistenze da nemici in risorse interne che, invece che fare da ostacolo, diventino compagni di viaggio e agenti di consapevolezza e motivazione.

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