Formazione manageriale sì, formazione manageriale no
Sul blog di Psychology Today, Dan Ariely e Dennis Rosen animano un interessante scambio di idee sul valore della formazione manageriale e sulle lezioni che la crisi economica in corso dovrebbe fornire anche in questo ambito.
Le opinioni sono diverse.
In sintesi, secondo Ariely la formazione è un bene in sè, e questo momento di crisi ne dimostra ancora di più il valore.
Detto questo, certamente la formazione manageriale va migliorata: il mondo è incredibilmente complesso, in continuo cambiamento, e non possiamo nemmeno sperare di costruire un modello accurato che descriva la realtà in tutte le sue sfaccettature.
Per questo Ariely propone un modello di formazione manageriale più sperimentale e guidata dai fatti e dai dati. Dovremmo insegnare agli studenti, così come agli executives, come condurre esperimenti, come analizzare dati, come usare questi strumenti per prendere decisioni migliori.
Rosen, invece, citando un articolo di David Brook sul New York Times critica la visione che la formazione manageriale porti direttamente dei risultati in termini di maggiore efficacia manageriale.
Tanto che le evidenze empiriche sembrano dimostrare che i CEO con un MBA o una laurea in legge non performano meglio rispetto ai loro colleghi che sono in possesso soltanto di un diploma di college.
Pare esservi, invece, una correlazione inversa tra fama, premi ed efficacia manageriale (più i manager vengono celebrati, meno diventano efficaci).
Rimane la provocazione della citazione con cui Ariely apre il suo articolo: “If you think education is expensive, try ignorance” (Derek Bok).
Food for thought, insomma.
Io, per ora, riporto le riflessioni di questi ultimi giorni, a cui mi riprometto di aggiungere qualcosa a breve…
Post precedenti:
- Lo sviluppo delle risorse umane, la competitività e il principio del midsize
- Rane, pipistrelli e organizzazioni
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