Per uscire dalla crisi è necessario un cambio di prospettive
Su Il Mondo in edicola questa settimana, ho trovato interessante l’intervista al banchiere svizzero Hans Vontobel, che analizza le cause della crisi economica.
Le sue analisi mi sembrano vadano intelligentemente al di là dell’accoppiata mancanza di regole / avidità che trova ampio spazio sulla stampa di questi giorni.
Ecco, secondo Vontobel, le cause profonde di questa crisi:
- Si è perso il senso del tempo.
La prospettiva con cui vengono valutate le opzioni è sempre quella del breve periodo. I manager vogliono avere risultati brillanti da mostrare ogni anno, i clienti si aspettano si aspettano performance nel breve periodo. Questo porta, secondo Vontobel, alla più grande malattia dei tempi moderni: voler essere il più grande, il numero uno, non il migliore. - Crediamo troppo ai numeri, troppo poco alle persone.
I grandi e importanti eventi dell’umanità sono, invece, sempre inattesi (Vontobel cita Il cigno nero di Nassim Nicholas Taleb). Per questo se si vuole costruire qualcosa di duraturo è necessario investire sulle persone.
Mi sembrano due idee feconde, che stimolano un cambio di visione profondo. Soprattutto perché non delegano il cambiamento soltanto al policy maker, ma coinvolgono individui e società.
vero….
il problema spesso in queste cose è l’autorevolezza di chi le dice.
😉
Vero…
Qualche giorno fa ho sentito Pierluigi Celli sostenere un argomento simile al punto 1 in un’intervista.
Celli sosteneva che la pressione sulle trimestrali ha spostato il focus del management dalla creazione di valore nel lungo periodo alla redditività immediata, anche a scapito delle strategie di lungo.
Sarebbe interessante sapere se il management ha preso dalla politica o viceversa.
Personalmente propendo per la prima in relazione al tempo in cui il “qui ed ora” è stato adottato.
Approssimativamente è dalla metà degli anni ’80 che non si vedono e/o emergono leader dotati di una visione e di un orizzonte oltre
la redditività elettorale.Decadenza culturale?Opportunismo o carenza filosofica?Forse perdita del senso della funzione sociale dell’economia e della politica? La funzione sociale non si costruisce trimestrale dopo trimestrale,elezioni dopo elezioni,lungo un sentiero che porta verso un fine più ampio della redditività immediata di quel microcosmo che è l’impresa e la classe dirigente? Forse mi sto perdendo, forse non mi sono ancora svegliato…
Ciao Angelo. Vero. Un ulteriore stimolo su tema lo avevo posto qui:
https://www.lucabaiguini.com/2009/06/ansia-del-futuro-e-dilatazione-del-presente.html
Anche il libro citato mi è parso interessante in questo contesto.