Crisi e formazione aziendale
Si fa un bel dire che, proprio in tempi di crisi, la formazione dovrebbe rientrare tra le priorità delle aziende e delle organizzazioni.
In realtà, la formazione corporate fa le spese quanto e più di altri settori dei tagli al budget.
Lo conferma Bersin & Associates nel suo 2009 Corporate Learning Factbook, un’analisi completa e articolata del mercato della formazione aziendale negli Stati Uniti.
Alcuni dati:
- Nel 2008 la formazione aziendale negli Stati Uniti si è ridotta da 58,5 a 56,2 miliardi di dollari, la peggiore contrazione da 10 anni a questa parte.
- La spesa media per formazione per dipendente è scesa dell’11%.
- Gli staff di formazione interni alle aziende sono passati da 5,1 persone per 1000 dipendenti nel 2007 a 3,4 nel 2008 per le grandi aziende e da 7,0 a 4,9 per le medie aziende.
- Le ore di formazione sono passate da 25 nel 2007 a 17,2 nel 2008 (con un impatto particolarmente pesante sulle piccole e medie imprese)
E l’elenco potrebbe continuare con altri dati più o meno dello stesso tenore.
Si tratta del mercato statunitense. Non ho dati su quello europeo o italiano, ma temo che le cose non vadano meglio.
Ecco il commento di Josh Bersin, presidente di Bersin & Associates:
“Come si dice, soltanto quando cala la marea puoi vedere chi sta nuotando nudo.
Negli anni buoni, gli enti formativi hanno continuato a versare risorse e persone in progetti di formazione tradizionali e spesso non strategici.
Quando i budget si assottigliano, le organizzazioni con un focus sulla formazione tradizionale soffrono di più”.
Anche nella formazione, dunque, a pagare è la capacità di innovare mantenendo il focus sugli aspetti strategicamente più rilevanti (cosa, naturalmente, più facile a dirsi che a farsi).
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Eh, sì, in tempo di crisi le aziende tagliano un po’ tutto ciò che non considerano strettanmente legato al core business aziendale. 🙁
In Italia esistono i fondi interprofessionali (e non solo) che erogano contributi a fondo perduto per la formazione dei dipendendi e dei dirigenti. Adesso poi con il Dl anti-crisi è possibile destinare risorse anche ai cassintegrati, ai lavoratori a progetto o con contratti di apprendistato.
Però, come al solito, il ricorso a questi strumenti è abbondantemente sottovalutato da parte delle imprese. Quale sarà la ragione?
Grazie Simonetta.
Credo ci siano due ordini di ragioni che si intrecciano.
Il primo ordine riguarda il fatto che, nonostante molti proclami, la cultura della formazione in Italia abbia ancora parecchia strada da percorrere.
Dall’altro lato, credo che l’atteggiamento spocchioso di molti formatori e consulenti non faccia che consolidare la convinzione di una difficile comunicabilità tra formazione e vita aziendale.
Credo che manchi quell’ottica di reciproca fertilizzazione che, invece, caratterizza altre culture manageriali.