I nostri limiti influenzano il giudizio sugli altri

Potremmo definirla una bizzara forma di egocentrismo, quella scoperta da Veronica Ramenzoni e dai suoi colleghi della University of Virginia.
Ecco l’esperimento: i partecipanti erano invitati a stimare l’altezza massima che loro stessi e una donna avrebbero potuto saltare, posizionando un cilindro di plastica sospeso con una carrucola.


La metà dei partecipanti hanno stimato l’altezza due volte, la prima volta stando fermi con un peso applicato alla loro caviglia, la seconda volta dopo aver camminato per cinque minuti trascinando il peso. Le seconde stime erano più basse rispetto alle prime in entrambi i casi: per sè stessi, ma anche per la donna, che in realtà non aveva alcun peso applicato alla caviglia.
La conclusione degli studiosi è stata che il caricare un peso ha condotto i partecipanti a percepire il cilindro come più alto. Un errore che ha condizionato non soltanto la stima della loro capacità di saltare, ma anche la stima di quella di un’estranea.

L’altra metà dei partecipanti serviva da gruppo di controllo. Non avevano un peso applicato alla caviglia, ma anch’essi hanno fatto una passeggiata. Le loro stime, per sè e per la donna, sono rimaste le stesse prima e dopo la passeggiata.

I ricercatori hanno interpretato questi risultati facendo riferimento alla teoria ecologica della percezione di Gibson: la nostra percezione del mondo è fortemente influenzata da ciò che noi ci riteniamo capaci di fare in un determinato momento. Questo suggerisce che la nostra valutazione di ciò che ci sentiamo in grado di fare in un certo ambiente inficia il nostro giudizio circa ciò che gli altri sarebbero in grado di fare.

Il che, a pensarci bene, non è una cosa poi così lontana dalla mia esperienza quotidiana, anche di formatore…

 

Via Research Digest Blog

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