Questo post è già stato scritto
Su Finzioni, di J. L. Borges, un racconto.
Bellissimo.
Si chiama “La biblioteca di Babele”.
E’ un luogo in cui, in un numero indefinito, e forse infinito, di stanze sta racchiuso, già scritto dentro a pagine di libri, tutto ciò che è possibile scrivere.
Da queste premesse incontrovertibili dedusse che la Biblioteca è totale, e che i suoi scaffali registrano tutte le possibili combinazioni dei venticinque simboli ortografici (numero, anche se vastissimo, non infinito) cioè tutto ciò ch’è dato di esprimere, in tutte le lingue. Tutto: la storia minuziosa dell’avvenire, le autobiografie degli arcangeli, il catalogo fedele della Biblioteca, migliaia e migliaia di cataloghi falsi, la dimostrazione della falsità di questi cataloghi, la dimostrazione della falsità del catalogo autentico, l’evangelo gnostico di Basilide, il commento di questo evangelo, il commento del commento di questo evangelo, il resoconto verdico della tua morte, la traduzione di ogni libro in tutte le lingue, le interpolazioni di ogni libro in tutti i libri.
E, naturalmente, questo post. E le migliaia di varianti di questo post, che diferiscono per una sola lettera, o per una virgola da questo post. Compresa la variante senza il refuso che il lettore attento avrà notato nel periodo precedente, che non mi do briga di correggere, chè tanto la Biblioteca ne conserva la correzione. E la confutazione di quanto qui sta scritto, e la confutazione della confutazione. E tutti i commenti che vorrete lasciare. Anch’essi, tutti, già scritti nella Biblioteca di Babele…
"Sotto alberi inglesi meditai su quel labirinto perduto: lo immaginai inviolato e perfetto sulla cima segreta d’una montagna. Pensai a un labirinto di labirinti, a un labirinto sinuoso e crescente che abbracciasse il passato e l’avvenire, e che implicasse in qualche modo anche gli astri".Queste parole sono tratte da un altro famoso e affascinante racconto di Jorge Luis Borges "Il giardino dei sentieri che si biforcano" contenuto anch’esso nella raccolta "Finzioni".In esso si narra l’enigmatica storia di un antico ed erudito governatore cinese, poeta dotto e scacchista infallibile ossessionato "dall’abissale problema del tempo", che a un certo punto abbandonò ogni carica e potere per dedicarsi fino alla morte a scrivere un romanzo "ancora più popoloso del Hung Lu Meng" e costruire un labirinto "in cui ogni uomo si perdesse".Alla fine del racconto si scopre che il romanzo (apparentemente un inspiegabile groviglio di varianti illogiche e contraddittorie) e il labirinto (sempre cercato e mai scoperto) erano in realtà la stessa cosa: il romanzo era un grandioso e labirintico indovinello sul tempo, concepito non in modo lineare e assoluto, ma come una "rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli, che s’accostano, si biforcano, si tagliano" fra di loro.Ho scoperto Borges circa venti anni fa, al tempo del mio primo anno di università a Padova. Fu una scoperta folgorante. Da allora costituisce uno dei punti di riferimento imprescindibili del mio modo di essere e del mio approccio con la realtà.Ho letto e riletto più volte le sue opere, che non cessano mai di stupirmi per la loro profondità ed enigmaticità.CiaoSalvo