James G. March [2]
Sempre nell’intervista a James G. March su Harvard Business Review Italia, citata nel post precedente:
Domanda: Lei stesso è un poeta. Perché scrive poesie?
Risposta di March: Non so bene perché scrivo poesie. Non sono neppure sempre sicuro che si tratti di poesie. Hanno a che fare con l’amore per la bellezza e la grazia della vita, oltre all’amore per la sua efficienza o efficacia. Penso che siano la bellezza della razionalità e la sua utilità che mi attraggono. E’ la bellezza delle emozioni e dei sentimenti che suscita il mio interesse. La poesia è un modo per contemplare e aumentare questa bellezza, ma anche l’assurdità della sua presenza nelle pattumiere della vita. La poesia celebra i sensi; celebra i sentimenti in modi che altre cose non sanno fare. E’ anche un luogo dove si può giocare con lo splendore, il suono e la combinazione tra le parole. E di solito questo non si fa in altri generi letterari.
E’ bello incontrare poesia e bellezza dove non te le aspetti. Nello scrivere saggistico, per esempio.
Adoro la scrittura porosa, dove narrativa, poesia e saggistica si intrecciano e dove sono immagini, suoni, sentimenti (grazia, insomma) a consegnarti i concetti.
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