MBA: sì, ma quando?

È questa la domanda a cui cerca di rispondere, sul blog del Wall Street Journal, Scott Rostan.
In particolare, è meglio affrontare un MBA dopo aver raccolto una o più esperienze professionali, oppure immediatamente dopo la fine del percorso universitario?
Secondo Rostan, questa seconda via merita una riflessione, nonostante molte business school richiedano un periodo minimo di lavoro per accettare gli studenti agli MBA.

Ci sono, infatti, delle condizioni in cui l’affrontare un MBA subito dopo la laurea può avere un senso, pur ammettendo che un’esperienza lavorativa precedente permette di contestualizzare al meglio l’apprendimento e, quindi, di trarre il massimo da ciò che la faculty può offrire (si hanno a disposizione, infatti, in questo caso, molti elenti in più rispetto al puro sapere universitario).
La precondizione è di avere già in mente che tipo di carriera si intende seguire.
Questa situazione, secondo Rostan, iniziare subito dopo l’univarsità un percorso MBA permette di iniziare la propria carriera partendo da un livello superiore, con un migliore salario e più responsabilità. Inoltre dedicare uno o due anni allo studio può essere meno complicato a 25 che a 30 anni, sia da un punto di vista personale che familiare. Anche dal punto di vista economico, il gap di salario può essere utilizzato per pagare più rapidamente il debito con la Business school.

Dall’altra parte, se rimangono incertezze sul tipo di carriera da intraprendere, allora è decisamente meglio fare esperienze che consentano di focalizzare il progetto di carriera, per poi utilizzare l’MBA come acceleratore nel momento in cui si è trovata la propria strada.

Un paio di considerazioni mie:

  1. Contestualizzati in Italia forse alcuni di questi argomenti non sono così convincenti
  2. Credo (e Rostan lo fa in alcuni punti dell’articolo) che pensare ad una soluzione mista che contemperi entrambe le esigenze potrebbe rappresentare un’opportunità di differenziazione dell’offerta da parte delle business school. Certo, serve un po’ di creatività per immaginare modelli che vadano al di là dei classici MBA full time o executive.
2 commenti
  1. Alberto Pasquini dice:

    Luca, permettimi una sorta di provocazione anziche’ una risposta

    con un pizzico di autobiografico dentro

    quale consapevolezza sul suo immediato futuro ha un giovane neolaureato?
    specie ora con il 3+2, rispetto ai nostri tempi della laurea massiccia e selettiva

    se sei fortunato, qualcuno ti guida e ti consiglia.

    ma spesso vedo in azienda molti giovani che hanno subito gli eventi senza quasi accorgertene. non solo per la scelta master si/master no, ma anche per il tipo di lavoro e di azienda dove iniziano.
    per non parlare – come dici tu – della carriera che vogliono seguire

    unica eccezione e’ il caso in cui hai l’azienda di famiglia e sei predestinato.. ma questa e’ un’altra storia

    forse questa e’ una chiave di interpretazione sulle partecipazioni ai master dopo un po’ di esperienza lavorativa

    non e’ anche questo un esempio di Fundamental Attribution Error?

  2. Sergio Besana dice:

    Per la mia esperienza, meglio seguire un MBA dopo alcuni anni di lavoro. Questo permette di rivedere alcune prassi aziendali acquisite, affrontare le materie con un’esperienza già maturata alle spalle.
    Uno dei vantaggi più consistenti di un MBA è il network che si crea, con la conseguente crossfertilizzazione tra persone e professionalità diverse. Non voglio esagerare, ma un buon 40% di quello che ho imparato durante il master l’ho appreso dai miei compagni di classe: non sarebbe stato così se avessi deciso di seguire un MBA subito dopo la laurea.

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