I miti del decision making

Su Ticonzero, un provocatorio articolo di Massimo Pilati sul decision making, assolutamente introduttivo, ma efficace per mettere in evidenza più che le buone pratiche i rischi che si affrontano quotidianamente durante il processo decisionale ed i miti che alimentano errori e fraintendimenti.

Ne riassumo alcuni tratti, che mi sembrano interessanti.

Ecco i miti sul decision making messi in evidenza da Pilati:

L’Amministratore Delegato prende le decisioni strategiche.
La realtà: le decisioni strategiche vengono prese a livelli diversi, e prendono la forma di processi di negoziazione, contrattazione, coalizioni fra manager.

Le decisioni sono prese collegialmente, nella “stanza dei bottoni”.
La realtà: la “stanza dei bottoni” non esiste, le decisioni vengono assunte in contesti informali e network decisionali di solito non formalizzati.

Le decisioni richiedono esercizio intellettuale
La realtà: su questo algido e razionale processo decisionale impattano tutta una serie di biases cognitivi da un lato e di fattori emotivi dall’altro, tali da rendere il processo completamente razionale poco più che un mito presente soltanto nella testa di chi non ha mai vissuto concretamente un processo decisionale “dal vivo”.

I manager analizzano e poi decidono
In realtà: il processo decisionale è spesso tutt’altro che lineare, con regressioni, loop, salti.

I manager decidono e poi agiscono
In realtà: più spesso di quanto si creda, la decisione è successiva all’azione, e somiglia più ad una operazione di sense-making, di razionalizzazione ex-post dell’azione già intrapresa.

E, infine, in estrema sintesi, le conclusioni dell’articolo:

1. La consapevolezza, all’interno del processo decisionale, non è presente quanto potremmo immaginare: spesso, infatti, i manager sono troppo concentrati su un sotto-segmento di realtà e di ambiente percepito. Lo stato consueto, proprio del decidere, è quello della “consapevolezza limitata”, intesa come la tendenza a non considerare informazioni di importanza critica nell’ambiente decisionale.

2. Tre atteggiamenti hanno un impatto rilevante sugli errori nel processo di decision making: l’orientamento al breve termine nelle decisioni, l’atteggiamento win-lose nelle decisioni che implicano un processo negoziale, la tendenza a mantenere le cose come stanno, per paura di dover affrontare gli inevitabili svantaggi derivanti da quasi ogni cambiamento, anche se a fronte di innegabili vantaggi in altre aree.

Naturalmente, ognuna delle affermazioni che qui ho citato apre la strada ad una congerie di riflessioni. Alcune le trovate nell’articolo, su altre mi ripropongo di tornare a breve.

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